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Milano Secondo la Procura vanno fermati i contratti dell'Agip Kco, divisione operativa della società energetica

«Commissariare l'Eni in Kazakhstan»

La richiesta dei pm. «Soldi al genero del presidente Nazarbayev» Corruzione L'ipotesi: corruzione internazionale per 20 milioni fino al 2007

Milano Secondo la Procura vanno fermati i contratti dell'Agip Kco, divisione operativa della società energetica

«Commissariare l'Eni in Kazakhstan»

La richiesta dei pm. «Soldi al genero del presidente Nazarbayev» Corruzione L'ipotesi: corruzione internazionale per 20 milioni fino al 2007

MILANO - Commissariare la divisione operativa dell'Eni in Kazakhstan, Agip Kco, o in alternativa vietarle di proseguire a negoziare contratti in Kazakhstan nel più grande giacimento petrolifero degli ultimi 30 anni: la Procura lo chiede al Tribunale di Milano perché almeno 20 milioni di dollari di tangenti Eni avrebbero carburato la prima fase (sino al 2007) dell'investimento, arrivando a corrompere il genero del presidente della Repubblica kazaka Nursultan Nazarbayev, Timur Kulibayev, già presidente dell'ente petrolifero statale e del fondo sovrano di Astana, visitata un mese fa dal premier Monti per «colloqui significativi» proprio sui temi dell'energia.
Secondo quanto notificato all'amministratore delegato Eni Paolo Scaroni, non indagato come persona fisica, è questa la «misura interdittiva» che il pm Fabio De Pasquale chiede alla giudice Alfonsa Ferraro di emettere (in udienza il 29 maggio) nei confronti dell'Eni, indagata come persona giuridica per «corruzione internazionale» in base alla legge 231/2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti per reati commessi dai dirigenti nell'interesse aziendale. Eni, che sino alla nomina a ministro della Giustizia era difesa dall'avvocato Paola Severino, ha nominato il capo degli affari legali Massimo Mantovani e il professor Francesco Centonze (ex studio Severino) come legali in questo filone d'inchiesta che conta tre indagati, tra Guido Michelotti di Agip Kco. La Gdf ha nel contempo eseguito alcune perquisizioni.

Ex repubblica dell'Unione Sovietica, grande quasi due terzi degli Stati Uniti ma con meno di un quarto degli abitanti dell'Italia, il più importante Paese dell'Asia centrale è guidato dal 1991 dal presidente a vita Nazarbayev, che a dispetto del grottesco 91% di voti conta amici dichiarati come l'ex premier Silvio Berlusconi (che nel 2009 firmò un accordo strategico per l'Italia e l'Eni) e consulenti illustri come l'ex premier britannico Tony Blair: in questi anni ha vantato tassi di crescita tra il 12% e il 5%, propensione a diventare una mecca del commercio internazionale sulla scia di Dubai, una capitale (Astana) ridisegnata da archistar come Norman Foster, una squadra di ciclismo tra le più forti del mondo (prima con Vinokourov e poi con Armstrong e Contador). L'Italia è al quarto e quinto posto per import ed export, ma il tesoro sta nel Mar Caspio: nel petrolio dello sconfinato giacimento di Kashagan, dove dal 2013 inizieranno le estrazioni, e nel gas di Karachaganak.

L'Eni, presente dal 1992, è responsabile della realizzazione della prima fase dello sviluppo di Kashagan affidato al consorzio North Caspian Sea Production Sharing Agreement al quale Eni partecipa con il 16,81% accanto a Shell, ExxonMobil e Total, e all'ente petrolifero kazako KazMunaiGas. Agip Kco, controllata Eni, all'epoca dei fatti contestati aveva un peculiare doppio ruolo: da un lato era l'operatore unico per il consorzio, dall'altro lato stava insieme alla kazaka compagnia petrolifera di Stato nello speciale comitato a due che assegna gli appalti selezionando le richieste dei fornitori internazionali che aspirano a ricevere commesse.

La richiesta dei pm di vietare ad Agip Kco i contratti o di nominarle un commissario poggia sulle rogatorie sulla galassia olandese di un imprenditore israeliano (utilizzata come veicolo per smistare le tangenti) che avrebbero consentito di abbinare, almeno per una «piccola» fetta di 20 milioni di dollari fino alla primavera 2007, il denaro ai destinatari, che per due terzi sarebbero stati burocrati kazaki. Compreso il «genero del Presidente che controlla le società partecipate dallo Stato», e che siede anche nel consiglio della russa Gazprom: quel Timur Kulibayev al quale un intermediario italiano, in una mail sequestrata nel 2010 ma scritta nel 2009 per spiegare a un'azienda i «ruoli dei vari burocrati kazaki e la propensione di taluni a esigere denaro per dare l'ok all'assegnazione dei contratti», attribuiva «cinque stelle». In una scala da 1 a 5.

Luigi Ferrarella
lferrarella@corriere.it
10 maggio 2012 | 12:13© RIPRODUZIONE RISERVATA

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